Dagli enti filantropici progetti di sviluppo sociale

Pubblicato su il Sole 24 Ore il 29 Settembre 2022

A Cura di  Ilaria Ioannone e Gabriele Sepio

 

Con la riforma del Terzo settore, gli enti filantropici ottengono finalmente un riconoscimento giuridico. Si tratta di associazioni e fondazioni dotate di personalità giuridica che traggono principalmente le proprie risorse da contributi pubblici e privati, donazioni e lasciti testamentari, rendite patrimoniali e attività di raccolta fondi.

Tipologia di enti che si contraddistingue per perseguire la mission di erogare denaro, beni o servizi a sostegno di categorie di persone svantaggiate o di attività di interesse generale. Peraltro, nell’ottica di consentire una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse, gli enti filantropici sono tenuti a indicare, nel bilancio sociale, l’elenco gli importi delle erogazioni deliberate ed effettuate nel corso dell’esercizio.

Un obiettivo, questo, che nasconde in realtà un ruolo ben più pregnante per la filantropia che, nel corso del tempo, ha assunto una centralità come veicolo privilegiato per lo sviluppo delle attiv/ità sociali sui territori e delle progettualità a sostegno del bisogno. La capacità di “fare rete” cioè di attrarre risorse di diversa provenienza è uno degli aspetti che caratterizza il modello filantropico. Non solo, dunque, fondi pubblici ma anche privati. Pensiamo alle fondazioni di origine bancaria, alle imprese o alle raccolte fondi destinate alle persone fisiche che trovano nella filantropia un contesto affidabile destinato peraltro con la Riforma del Terzo settore, a farsi sempre più portatore di un messaggio di trasparenza nella gestione delle risorse.

Gli enti filantropici guardano alla riforma come un’opportunità di crescita fatta di nuove collaborazione e relazione con il mercato.

Da enti meramente erogatori, il cui potenziale risiede nelle risorse private – non solo finanziarie – messe a disposizione per il bene comune, con e attraverso la riforma, gli enti filantropici vedono riconosciuto il loro ruolo di attori di sviluppo sociale. Il compito di tali enti, infatti, non è solo quello di erogare denaro ma anche di accompagnare gli enti del Terzo settore nelle proprie sfide. Pensiamo all’aiuto concreto che la Fondazione filantropica potrebbe fornire nell’ottica di valorizzare il ruolo del volontariato nella propria realtà, o nell’accesso alle risorse. La versatilità dei modelli filantropici consente oggi l’accesso a questa categoria di realtà diverse tra loro ma accomunate dall’obiettivo di sostenere progetti di interesse generale fornendo spesso oltre al denaro anche le proprie competenze: dalle Fondazioni di comunità a quelle corporate, passando per gli enti di intermediazione filantropica ( si veda pezzo di spalla).

La scelta della qualifica di ente filantropico trova un riconoscimento ancora più evidente con il decreto Semplificazioni (Dl 73/2022 convertito nella legge 122/2022). In questo contesto, infatti, viene inserita una specifica misura fiscale di esenzione delle rendite immobiliari che potrà, ad esempio, consentire di defiscalizzare i canoni di locazione o i redditi fondiari. Una misura accompagnata, nell’iniziale bozza del decreto, da una analoga per le rendite mobiliari (interessi e dividendi), poi stralciata, e che potrà essere considerata in una prospettiva futura per gli enti filantropi. Categoria questa che potrà beneficiare delle ulteriori misure di vantaggio previste per gli enti del Terzo settore, quali gli strumenti di finanza sociale (titoli di solidarietà, social bonus e social lending), le agevolazioni in materia di imposte indirette (articolo 82 del Dlgs 117 o Cts) e gli incentivi per chi effettua erogazioni liberali (articolo 83).

 

 

 

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