Articolo pubblicato sul Il Sole 24 Ore martedì 7 Giugno 2022
A cura di Gabriele Sepio
Economia sociale protagonista al festival dell’economia di Trento. Un tema che sta gradualmente contaminando i modelli cultuali e organizzativi intorno ai quali ruota un mercato sempre più orientato ai temi della sostenibilità e agli obiettivi posti dalla Commissione europea al centro del piano di azione per l’economia sociale: dalle politiche attive del lavoro all’inclusione sociale, dalla partecipazione attiva dei cittadini nelle società alla promozione dello sviluppo economico e industriale sostenibile passando per la rigenerazione urbana e la rivitalizzazione delle aree rurali. Insomma uno scenario centrale per le politiche europee dei prossimi anni basate sullo sviluppo dell’economia sociale che conta oggi sull’apporto di circa 2,8 milioni di soggetti che danno lavoro a 13,6 milioni di persone con percentuali di incidenza sul PIL variabili da Paese a Paese. In Francia, ad esempio, gli enti dell’economia sociale incidono sul 10% del PIL mentre il nostro Paese su questo tema è in forte crescita, almeno considerando il consistente aumento di imprese sociali e altri enti non profit, grazie anche all’avvio della riforma del terzo settore. Ma quali sono le realtà protagoniste dello sviluppo dell’economia sociale? Tradizionalmente il termine economia sociale fa riferimento a quattro tipi principali di soggetti che forniscono beni e servizi ai loro membri o alla società in genere. Si tratta di cooperative, società di mutuo soccorso, associazioni (comprese le associazioni di beneficenza) e fondazioni. A queste si aggiungono le imprese sociali che basano la propria attività commerciale su obiettivi sociali o ambientali e sono in grado, grazie alla loro versatilità nelle forme giuridiche (non solo enti societari ma anche associazioni e fondazioni), di attrarre investimenti da parte di privati mantenendo la propria prerogativa “non profit”. In Italia secondo i dati di Infocamere, aggiornati proprio allo scorso 30 maggio, si contano 23.400 tra coop e imprese sociali, con un trend piuttosto interessante tra le nuove realtà appena costituite. Infatti nel 2021, facendo riferimento alle nuove iscrizioni nell’apposita sezione del registro imprese, le imprese sociali di nuovo conio hanno superato le coop sociali. Segno del cambiamento ma anche del fatto che il mondo cooperativistico e delle imprese tradizionali inizia a guardare a questo tipo di realtà come ad uno strumento ed ad una opportunità piuttosto che ad un competitor. Ne sono un esempio il proliferare di società benefit e B-corp che, pur non essendo organismi dell’economia sociale, sono comunque frutto di una integrazione tra missioni aziendali e obiettivi di sostenibilità.
In Europa il mondo dell’economia sociale vero e proprio inizia ad assumere tratti caratteristici comuni con definizioni ancora eterogenee che inquadrano la biodiversità dei soggetti che lo popolano col termine “imprese dell’economia sociale”, “imprese sociali e solidali” o “terzo settore”. Proprio su quest’ultimo ha puntato l’Italia in un quadro di riforma che, di fatto, ha stravolto il confuso sistema legislativo del non profit individuando regole uniformi per gli enti che scelgono la sussidiarietà e le attività di interesse generale come obiettivo primario. Una riforma che guarda proprio al nuovo scenario europeo e che dialoga con i principi comunitari fissando alcune regole in grado di conciliare gli incentivi concessi a vario titolo agli enti del terzo settore con la tutela delle regole del mercato e degli aiuti di stato. Un sistema che apre degli scenari ancora inediti e che richiederà nuove professionalità tra i consulenti e gli operatori in grado di accompagnare gli enti nell’accesso al registro unico e nel cogliere nuove opportunità: dagli incentivi fiscali, alle misure finanziarie fino all’iter preferenziale nei rapporti con gli enti locali e nell’accesso ai fondi pubblici. A questi obiettivi si rivolge il “modulo 24 terzo settore”, una piattaforma con banca dati e manuale interamente dedicata allo sviluppo dell’economia sociale e all’applicazione delle nuove regole che stanno cambiando ormai il volto del non profit italiano.