
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore
A cura di Filippo Dami e Gabriele Sepio
Una riflessione su Il Sole 24 Ore di oggi insieme a Filippo Dami che parte dai nuovi modelli fiscali che potranno essere disegnati nel quadro delle nuove riforme.
In questa prospettiva, tre potrebbero essere le principali linee di intervento. La prima dovrebbe riguardare la definizione di meccanismi incentivanti degli investimenti e, più in generale, dei comportamenti produttivi ritenuti virtuosi. La tanto decantata transizione ecologica e tecnologica del nostro sistema industriale deve essere adeguatamente supportata sotto il profilo impositivo. E, nel definire questi interventi, è auspicabile che venga superata in modo deciso l’impostazione attuale, connotata, infatti, da regole dispersive e, soprattutto, instabili nel tempo (come dimostra l’esperienza dei c.d. superammortamenti). La produzione a pioggia di incentivi fiscali connotati da una legislazione stratificata e precaria è un modello che potrebbe risultare inefficace, se non addirittura controproducente.
La seconda, dovrebbe portare a valorizzare la positiva esperienza maturata in seno alla riforma degli Enti del Terzo Settore, specie quella che indica l’attenuazione (se non la completa radiazione) del prelievo nelle ipotesi in cui i risultati prodotti dall’attività imprenditoriale vengano strutturalmente destinati a sostenere qualificate e certificate finalità di interesse generale.
Infine, proprio per la necessaria considerazione di un possibile ruolo di sussidiarietà che è auspicabile possa connotare l’iniziativa economica privata, dovranno ampliarsi e razionalizzarsi le regole che supportano i progetti di c.d. welfare aziendale e, più in generale, di definizione di qualsiasi modalità che possa assicurare la soddisfazione dei bisogni (alla gestione dei figli, alla tutela della salute, ma anche lo svago e la crescita culturale) di coloro che operano nell’azienda stessa. Insomma, una visione “moderna” del concetto stesso di impresa, proiettata verso la sua dimensione collettiva anziché strettamente individuale e che, così delineata, potrebbe sollecitare una revisione anche della posizione tipicamente orientata al funzionamento del mercato propria dell’UE, con la quale, d’altra parte, misure fiscali come quelle indicate, pur dovrebbero confrontarsi per poter trovare nuove forme di applicazione.