Reti associative, domande per i fondi entro il 20 ottobre & La mission di valorizzare lasciti e donazioni per l’interesse generale

 

Pubblicato su il Sole 24 Ore il 29 Settembre 2022

A Cura di Jessica Pettinacci e Gabriele Sepio

Entro il 20 ottobre le domande per l’accesso ai 20 milioni stanziati per le reti associative del Terzo settore. Con l’avviso 3/2022 il ministero del Lavoro fissa i criteri e le modalità di accesso al Fondo per il finanziamento di attività di interesse generale di rilevanza nazionale all’articolo 72 del Dlgs 117/2017 (Codice del Terzo settore o Cts).

Le risorse per i progetti di carattere nazionale saranno destinati alle reti associative. Una qualifica introdotta per la prima volta con il Codice del terzo settore che, in sostanza, identifica tutti quegli enti che associano almeno cento enti del Terzo settore (Ets) o 20 fondazioni ovvero – se si tratta di reti nazionali – almeno 500 Ets o cento fondazioni del Terzo settore. In attesa del popolamento della sezione reti nel Registro unico, tra i beneficiari sono inclusi anche gli enti qualificati come tali in via transitoria nonché le reti presenti nel Consiglio nazionale del Terzo settore.

Resta fermo che il contributo andrà al sostegno sia delle reti associative sia degli enti aderenti. Potranno accedervi, sempre attraverso le reti, anche le associazioni di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato in trasmigrazione e le Onlus.

 

 

Pubblicato su il Sole 24 Ore il 29 Settembre 2022

A Cura di Ilaria Ioannone e Gabriele Sepio

 

L’intermediazione filantropica come strumento per ottimizzare il perseguimento di finalità di interesse generale. Un modello in cui il dono assume centralità consentendo di declinare in modo diverso le differenti tipologie di liberalità e un accesso diffuso alla filantropia anche quando la donazione coinvolge risorse limitate. Troppo spesso si associa, infatti, la filantropia alla disponibilità di risorse significative con cui vengono costituiti veicoli non profit autonomi (nella maggior parte fondazioni) o realizzati progetti di rilevante impatto. Con l’intermediazione, invece, si punta a rendere l’accesso alla filantropia più agevole e a guidare il donante verso l’interesse generale che intende perseguire, attraverso un “fondo destinato” costituito all’interno del patrimonio dell’ente.

Uno strumento, questo, creato ad hoc per il filantropo che, con la riforma, potrà peraltro accedere alle agevolazioni fiscali previste dal Cts optando per le forme di detrazione/deduzione individuate dall’articolo 83. Le realtà che svolgono intermediazione filantropica, sia in forma di fondazione o associazione, mettono a disposizione la propria infrastruttura, affinché altri soggetti la possano utilizzare per il perseguimento dei loro obiettivi filantropici. Una caratteristica che la contraddistingue dalla raccolta fondi (in cui è l’ente a sollecitare le donazioni) per il fatto che a prendere le decisioni su come allocare le risorse è il donatore. Spetta all’ente filantropico gestire la risorsa finanziaria e assicurarsi il perseguimento degli obiettivi prescelti.

Pensiamo , ad esempio, ai fondi destinati al cosiddetto «dopo di noi» a sostegno delle persone con disabilità. I genitori possono donare beni o denaro a favore dell’ente filantropico creando all’interno dello stesso un apposito fondo destinato a garantire assistenza al proprio figlio disabile anche dopo il venir meno del sostegno genitoriale.

L’ente filantropico avrà il compito di garantire una gestione corretta di tutti gli oneri e gli adempimenti necessari affinché i contributi possano essere erogati, offrire gli strumenti tecnici, aiutare il donante a definire i propri obiettivi. Un fenomeno, quello dell’intermediazione che potrà consentire di intercettare i lasciti testamentari destinati al perseguimento di attività di interesse generale.

Come emerge dai dati forniti da Fondazione Cariplo e riportati nella ricerca di Fondazione italia sociale, le famiglie senza eredi passano nel 2020 da 62 mila unita? alle quasi 424 mila nel 2030. Ciò significa che circa 1/5 dei patrimoni italiani potrebbe essere trasferito mortis causa, con possibilità per gli Ets di intercettare tra i 12 e i 16 miliardi nel periodo 2014-2020, tra i 55-76 miliardi fino al 2025 e tra i 100-130 miliardi entro il 2030.

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