
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore sabato 28 Agosto 2021
A cura di Gabriele Sepio
Nel quadro delle possibili semplificazioni che potrebbe scaturire dalla revisione dei decreti di riforma dello sport un tema importante riguarda gli adempimenti.
Un primo obiettivo sicuramente potrà essere quello di rivedere l’obbligo di presentazione del famigerato modello EAS, da cui sono escluse le sole associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD e SSD) che non svolgono attività commerciale (art. 30, comma 3-bis Dl 185/2008). L’adempimento resta a carico, dunque, dei tantissimi sodalizi sportivi che svolgono attività commerciali, ancorché fiscalmente decommercializzate, per i quali la mancata presentazione del modello EAS comporta la perdita delle agevolazioni che rendono non imponibili corrispettivi, quote o contributi ricevuti (art.148 TUIR e art. 4 del decreto IVA).
Sebbene resti la possibilità di una remissione in bonis a seguito di tardiva presentazione, si tratta, comunque, di un adempimento destinato a generare una certa confusione tra gli operatori.
La riforma del terzo settore, infatti, ha eliminato l’obbligo di presentazione del modello che resta, tuttavia, oggi a carico dei soli enti sportivi che decideranno di rimanere fuori dal nuovo registro del terzo settore. Il risultato sarà quello di un sistema schizofrenico che per una medesima categoria di enti, asd e ssd iscritte nel registro coni, da un lato elimina l’obbligo e, dall’altro, lo mantiene con una sanzione sproporzionata quale il disconoscimento delle agevolazioni fiscali.
Una riflessione, questa, che ovviamente si inserisce in un quadro più ampio dove il coordinamento tra la riforma dello sport e quella del terzo settore diventa sempre più una necessità.