Tagli di deduzione e detrazioni in base a equità ed efficienza

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore giovedì 21 Ottobre 2021

A cura di Gabriele Sepio

Uno dei punti più qualificanti della riforma fiscale sarà il riordino delle deduzioni e delle detrazioni. I criteri sono contenuti nell’articolo 3 del testo licenziato il 5 ottobre dal Consiglio dei ministri, a cui si dovrà dare una concreta attuazione con decreti legislativi.

Le esigenze

Un riordino sicuramente è indispensabile: consentirebbe di liberare risorse utili nonchè semplificare l’attuale sistema tributario. Si concentrerebbe su alcune tipologie di tax expenditures. Da notare, infatti, come si legge nel documento di monitoraggio del ministero dell’Economia (Mef), delle circa 602 “spese fiscali” (tax expenditures, che comportano un onere di ben 68 miliardi), le detrazioni dall’imposta ammontano a circa 58, mentre le deduzioni dall’imponibile a 45. Il resto è costituito da altre misure di favore, quali ad esempio esenzioni, riduzioni d’aliquota, regimi forfettari.

Partendo da tali presupposti, è quanto mai evidente che la razionalizzazione richiederà al Governo di individuare nel “mare magnum” delle agevolazioni quali mantenere e quali abolire o ridurre.

I criteri

Il riordino dovrà seguire i criteri fissati dalla delega fiscale, che fissa parametri quali: la finalità dell’agevolazione, gli effetti in termini di equità e di efficienza dell’imposta. Criteri che implicano un giudizio e una valutazione su quali, di fatto, siano le agevolazioni più “meritevoli”.

E in questo contesto, quindi, appare quantomai necessario stabilire chiari obiettivi e individuare anche le categorie di soggetti a cui rivolgere, attraverso il riordino del sistema fiscale, la maggior parte degli incentivi (vedasi pezzo di spalla).

A ben vedere, è un’opera già intrapresa anche dai precedenti Governi, che viene resa ancora più difficile dall’aumento delle agevolazioni introdotte per far fronte all’emergenza Covid-19. Un percorso tutto da costruire dal punto di vista tecnico.

Ai fini di una giusta razionalizzazione, richiederà, come punto di partenza, la necessità di distinguere tra agevolazioni fiscali che assumono carattere strutturale ai fini del tributo (cioè sanitarie) e quelle che secondo la Commissione Ue , devono essere considerate come vere e proprie “spese fiscali”, in quanto deviazione dalla norma.

Obiettivo giovani

D’altro canto, sarà rilevante far riferimento a quelli che sono gli obiettivi già fissati dalla stessa legge delega, che di fatto ammette un sistema di valorizzazione delle deduzioni/detrazioni volto ad incentivare in particolare i giovani e i secondi percettori di reddito. Una categoria, quest’ultima, che vede maggiormente interessato il mondo femminile e che potrebbe, attraverso l’opera di razionalizzazione delle “tax expenditures”, essere beneficiaria di maggiori deduzioni/detrazioni.

D’altro canto non si può nascondere più l’esigenza di dare un futuro stabile alle giovani coppie e la necessità di incentivare il lavoro femminile. Basi da cui è partito lo stesso Family Act, che ha inteso razionalizzare i carichi famigliari individuando un “univoco” parametro su cui poter costruire forme di sostegno agli individui più efficienti.

Le famiglie

A ben vedere, infatti, si tratta di un intervento che, in un’ottica di semplificazione, ha concesso di riordinare le detrazioni Irpef relativi ai figli a carico (per circa 8,2 miliardi) e gli assegni al nucleo familiare per i lavoratori dipendenti (per circa 5,9 miliardi).

A queste misure, se ne aggiungono altre, per un totale di circa 15 miliardi.

In altri termini, è stato possibile introdurre nel nostro sistema una misura omnicomprensiva, quale quella dell’assegno unico familiare. Essa ha come principale finalità l’assorbimento del frammentario sistema del sostegno al reddito familiare, sostituendo gli attuali benefici fiscali.

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Ai buoni propositi sulla riduzione delle tax expenditures occorre accompagnare nel concreto un nuovo sistema improntato ad una razionalizzazione delle spese.

In questo contesto così eterogeneo, non può non evidenziarsi la necessità di gestire i meccanismi di personalizzazione della tassazione riorganizzando i criteri oggettivi con cui assegnare deduzioni e detrazioni. In altri termini, occorre fissare canoni quali, a mero titolo esemplificativo, l’età, la condizione di salute del nucleo familiare, in grado di superare gli attuali schemi di detrazione e deduzione. Questi ultimi, di fatto, con l’evoluzione sociale ed economica che ha avuto il Paese, non possono considerarsi al passo con i tempi.

Questo è un intervento che dovrà sempre trarre le fondamenta dai princìpi costituzionali richiamati dalla legge delega: eguaglianza e progressività del prelievo. Criteri cardine che dovrebbero in qualche modo consentire di rintracciare un equilibrio tra le varie esigenze individuali o del nucleo famigliare (sociali, sanitarie, alimentari eccetera) e che oggi caratterizzano una parte delle detrazioni e deduzioni previste.

In questo contesto, quindi, si potrebbe pensare di valorizzare, ad esempio, la famiglia come “unità impositiva” ai fini della tassazione dei redditi, razionalizzando i carichi famigliari attraverso un parametro su cui ricostruire le future forme di sostegno fiscale agli individui. Una razionalizzazione che dovrà tenere conto dell’eterogeneità dei nuclei familiari, ivi inclusi quelli monoparentali (25 milioni e 700 mila, secondo l’annuario Istat 2019 di cui il 33% unipersonale), e di nuove e inedite forme di fragilità emerse durante la pandemia. La revisione delle aliquote progressive annunciata con la legge delega dovrà, allora, camminare di pari passo con la ricerca di criteri più efficienti per assegnare deduzioni e detrazioni.

Di fronte all’ipertrofica proliferazione di benefici fiscali occorrerà, quindi, ottimizzare le risorse in base a criteri in grado di raccogliere e assorbire una pluralità di agevolazioni; magari individuando correttivi rispetto ai meccanismi impositivi ordinari che, sulla scorta del modello Isee, possano valorizzare requisiti personali o del nucleo famigliare di appartenenza.

Il primo banco di prova su cui sperimentare questi nuovi modelli potrebbero essere proprio i target individuati dalla legge delega come, per esempio, i giovani e i cosiddetti secondi percettori di reddito (in prevalenza le donne).

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