Tempi stretti per il dossier alla Ue sul fisco agevolato per il Terzo settore

 

Su Il Sole 24 Ore di giovedì 28 Luglio 2022

Articolo a cura di Gabriele Sepio

Contributi a cura di:

Vanessa Pallucchi – Portavoce Forum Nazionale Terzo settore

Stefano Granata – Presidente di Confcooperative Federsolidarietà

Luigi Bobba – Presidente Fondazione Terzjus

Chiara Tommasi – Presidente CSVnet

Stefania Mancini – Presidente Assifero

Gianluca Salvatori – Segretario generale Fondazione Italia Sociale

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Per il terzo settore ormai occhi puntati sull’autorizzazione UE dopo l’approvazione ieri alla Camera del pacchetto di emendamenti ai decreti di riforma. Solo con il vaglio comunitario, infatti, si chiuderà l’ultimo tassello da cui dipende la completa attuazione delle misure fiscali e di finanza sociale fondamentali per avviare il rilancio dell’economia sociale del Paese.

Un periodo “caldo” dunque, quest’ultimo, per il mondo del terzo settore che nel giro di pochi giorni ha visto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale degli attesi decreti sul social bonus e le linee guida sulla raccolta fondi unitamente all’approvazione del pacchetto emendativo contenuto nel DL “semplificazioni”. In particolare quest’ultimo completa, con una serie di integrazioni e chiarimenti, la parte fiscale e incrementa il plafond (SIEG) degli aiuti di stato di cui potranno beneficiare gli enti del terzo settore fino ad un massimo di 500 mila euro in tre anni. Un lavoro che però andrà necessariamente completato con l’autorizzazione da parte della Commissione europea per consentire a professionisti ed operatori di uscire dal complesso regime transitorio e applicare finalmente le nuove regole fiscali che potranno incidere sui modelli organizzativi e sulla gestione delle attività svolte dagli enti del terzo settore. Un tassello, quello europeo, senza il quale il mosaico della riforma non potrà dirsi completato e che al momento ha impedito l’utilizzo della maggior parte delle risorse stanziate a partire dal 2016 per l’avvio delle misure fiscali.

Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro Orlando subito dopo l’approvazione degli emendamenti sembrano andare nella direzione giusta di accelerare l’invio del fascicolo alla UE ma occorre fare presto anche in considerazione della rilevanza delle misure che al momento risultano “bloccate” dalla mancanza del vaglio europeo. Tra queste vi è la norma che introduce le nuove regole per inquadrare le attività svolte dagli ETS come commerciali o meno e che inciderà anche sulla possibilità per gli enti di accedere ad importanti misure di vantaggio come il social bonus o i regimi fiscali agevolativi previsti dal codice del terzo settore (CTS). Pensiamo al regime forfettario (art. 80 CTS) applicabile agli enti non commerciali con coefficienti di redditività a partire dal 5%, oppure alla misura prevista per organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale che, nel limite dei 130 mila euro di entrate, potranno beneficiare di coefficienti di redditività ridottissimi (rispettivamente dell’1 e del 3%) senza applicare l’IVA né le ritenute.

Restano al momento ferme anche le misure previste per le imprese sociali che sebbene numericamente in crescita (sono circa 3438 quelle di nuova iscrizione dall’avvio della riforma) attualmente mancano di un regime fiscale di favore. Dopo il vaglio UE potranno beneficiare dell’integrale detassazione degli utili accantonati a riserva e destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o ad incremento del patrimonio, garantendo peraltro a chi decide di investire in una società – impresa sociale di poter beneficiare  di una detrazione IRPEF del 30%  o di una deduzione IRES del 30%. Altrettanto fondamentale per gli ETS è la piena operatività degli strumenti di finanza sociale con il via libera ai titoli di solidarietà (art. 77 CTS) con i quali si potrà incentivare la raccolta finalizzata alla concessione di prestiti agevolati a favore degli enti del Terzo settore. L’attesa dell’autorizzazione della Commissione europea prolunga, inoltre, il periodo transitorio IVA con il rischio di escludere dal regime di esenzione molte attività di interesse generale svolte dagli ETS non commerciali, come, ad esempio, le prestazioni socio sanitarie o quelle di ricovero e cura. Fino alla operatività delle misure fiscali resterà inoltre “congelata” l’anagrafe ONLUS che non consentirà nuove iscrizioni bloccando nel contempo tutte quelle realtà che, svolgendo attività commerciale, dovranno attendere necessariamente il varo delle nuove misure fiscali prima di entrare nel RUNTS.

Gabriele Sepio

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Con l’approvazione nel Decreto Semplificazioni delle norme che ne disciplinano il regime fiscale, il Terzo settore può tornare a guardare davanti a sé con maggiore serenità. Per associazioni, organizzazioni di volontariato, imprese e cooperative sociali, gli anni trascorsi in attesa del completamento della riforma sono stati particolarmente complessi, tra incertezze per la mancanza di un quadro normativo e prospettive di una fiscalità ingiustamente penalizzante. Dopo un lungo lavoro, però, il risultato è positivo: le norme saranno di più chiara interpretazione, non ci saranno penalizzazioni burocratiche o maggiori oneri per le realtà più piccole, sarà assicurata la possibilità di autofinanziare le attività istituzionali degli Enti di Terzo Settore attraverso la produzione di servizi. Per migliaia di realtà sociali, si tratta di questioni tutt’altro che trascurabili, spesso legate alla stessa possibilità di sopravvivenza: ecco perché la norma ha una grande valenza anche per la tenuta del nostro tessuto socio-economico. Ci auguriamo che il via libera definitivo per l’entrata in vigore del testo da parte del Senato e poi della Commissione europea arrivi il prima possibile.

Vanessa Pallucchi – Portavoce Forum Nazionale Terzo settore

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Con l’approvazione dell’emendamento sulla fiscalità del terzo settore è stato sancito un punto di equilibrio fortemente auspicato da tutto il mondo del Terzo Settore e rispettoso delle tante anime che lo compongono. Come mondo della cooperazione sociale, pertanto, diamo un giudizio estremamente positivo sui contenuti che sono stati approvati, che sono frutto del senso di maturità ed unione del Terzo Settore e del senso di responsabilità di tutte le forze parlamentari che si sono spese in questi giorni convulsi. Ora l’impianto normativo, grazie alla sua approvazione, potrà proseguire l’iter con la notifica alla Commissione Europea.

E’ questo un segnale che si dà al Paese che merita coesione ed unità di fronte ad una serie di sfide che sono decisamente complesse. Si pensi alle nuove diseguaglianze, al disagio giovanile, alla non autosufficienza, ai servizi educativi da migliorare, allo sviluppo territoriale. Tutte sfide che le comunità e la stessa pubblica amministrazione non potranno vincere se non agganciandosi anche al valore che i nostri mondi esprimono in termini di competenze, presa in carico, solidarietà.

Stefano Granata – Presidente di Confcooperative Federsolidarietà

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L’approvazione alla Camera del pacchetto emendamenti, presentato in fase di conversione del D.l. semplificazioni fiscali, trova il placet di tutte le forze politiche. Un traguardo importante che  consentirà   aggiornamenti  e semplificazioni legati alla parte fiscale della Riforma, dando così  il via al successivo step legato alla notifica UE . Importanti le novità contenute negli emendamenti che chiariscono i criteri per distinguere la commercialità o meno dell’ente e che ampliano il limite di tolleranza che passa dal 5% al 6% . Previsti, inoltre,  benefici fiscali anche per tesserati e i iscritti delle realtà associative, con nuove regole di esenzione più ampie per gli enti filantropici e per la gestione immobiliare di Odv e Aps. Diventa, quindi, fondamentale che il Governo non perda un solo giorno ad avviare la notifica UE che consentirà agli enti del Terzo settore di accedere ad alcune delle misure fiscali che, senza il placet, rimangono di fatto bloccate tra cui quelle delle imprese sociali, finanza sociale e i regimi forfettari.

Luigi Bobba – Presidente Fondazione Terzjus

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I volontari in Italia continuano ad offrire quotidianamente un generoso servizio alla collettività, ma l’incertezza che grava sul completamento dell’attuazione della riforma ostacola la loro opera. Dietro alla definizione della normativa fiscale non ci sono solo questioni tecniche: è in gioco l’impianto complessivo di una riforma che le associazioni hanno accolto come sfida, non senza costi e difficoltà. Come Centri di servizio per il volontariato da anni accompagniamo questo processo e sappiamo bene quanto sia complesso e oneroso l’adeguamento, non solo in termini di adempimenti burocratici, ma anche come cambiamento della cultura operativa e organizzativa degli enti. Norme fiscali certe sono il pre-requisito per operare con chiarezza di risorse e questo vale per tutte le organizzazioni, anche per quelle più piccole e territoriali che non possono contare sul sostegno di reti nazionali. La politica quindi con l’approvazione del pacchetto fiscale ha dimostrato che se vuole può passare dalle parole ai fatti, trasformando l’apprezzamento per il contributo del terzo settore e dei volontari, da atti legislativi in realtà.

 Chiara Tommasini – Presidente CSVnet

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Incentivi fiscali per la filantropia italiana. Con l’approvazione del pacchetto emendativo, passato alla Camera dei deputati, spuntano gli enti filantropici tra i destinatari delle misure. Tra le principali novità contenute nel pacchetto fiscale, per tali realtà vi sarà la possibilità di considerare esenti anche le rendite mobiliari. Una misura che consente di incentivare l’attività degli enti filantropici,  che per definizione svolgono attività di natura  prettamente erogativa, destinando le proprie risorse per finanziare e sostenere progettualità che promuovono sviluppo sostenibile e comunità accoglienti e solidali, partecipando  da protagonisti all’economia sociale. È grazie anche a questa nuova agevolazione che si apre la strada per dare un ampio spettro di azione agli enti filantropici consentendo peraltro alle tante realtà che intendono accedere al RUNTS con tale veste di avere a disposizione nuovi strumenti.

Stefania Mancini – Presidente Assifero

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Alle numerose ragioni sottese alla completa attuazione della Riforma del Terzo settore, che con l’approvazione del pacchetto fiscale, si concretizza sempre più ne va aggiunta un’altra. Forse non prioritaria per le organizzazioni più coinvolte ma tutt’altro che trascurabile in “prospettiva Paese”.  Per dimensioni, storia e capacità innovativa, l’esperienza italiana è stata rilevante anche fuori dai confini nazionali. In molti hanno guardato alle soluzioni giuridiche per lo sviluppo del Terzo settore italiano come modello per adeguare i propri sistemi normativi o introdurne nuovi. Dagli anni 90, ad esempio, la legge sulla cooperazione sociale è una delle più studiate all’estero, ispirazione per molte altre legislazioni. Il nuovo CTS,  introdotto per riportare coerenza in una struttura normativa frammentata e confusa, non manca di elementi innovativi. Tra tutti, il tema della “amministrazione condivisa” (art. 55) come alternativa concreta al Codice degli appalti. Ancora una volta, l’Italia offre uno spunto originale al dibattito che in Europa e nel mondo rilancia il tema dell’economia sociale. Occorre però che il percorso legislativo si concluda, senza altri rinvii, con l’approvazione delle misure fiscali da parte della UE.

Gianluca Salvatori – Segretario generale Fondazione Italia Sociale

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